Anna Maria Ciddio
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Piazza Venezia
La piazza conduce ai luoghi simbolo della città: i Fori Imperiali ed il Laterano, depositari prima della gloria e del fasto dell’antica Roma poi della potenza del cattolicesimo romano e infine dell’Unità d’Italia con la creazione del Vittoriano e la tumulazione del Milite Ignoto (1921).
La piazza fu rielaborata da Paolo II (1464-71) come sfondo di via del Corso e punto di arrivo della celebre corsa dei Bàrberi che si teneva a Carnevale, e costituì il primo grande intervento urbanistico della Roma risorgimentale. Nel 1882, la decisione di erigere il monumento a Vittorio Emanuele II a ridosso del Campidoglio comportò la demolizione del fitto reticolo urbano di origine altomedievale e del quartiere popolare sorto nel cinquecento sopra l’area dei fori verso il rione Monti. Infine, la piazza fu risistemata spostando il palazzetto Venezia e la costruzione sul lato apposto di palazzo Venezia del palazzo delle Assicurazione Generali di Venezia (1902-1906); ove una lapide ricorda il luogo in cui, nella zona detta allora Macel de’ Corvi, si trovava la casa in cui visse e morì Michelangelo.
Ogni anno, l’8 dicembre, nella piazza si svolge l’inaugurazione dell’Albero di Natale di Roma alla presenza del Sindaco capitolino.
Gli scavi per la costruzione della linea C della metropolitana hanno messo in luce un vasto edificio pubblico costruito intorno al 133 d.C. durante l’impero di Adriano, adibito a dibattiti e incontri culturali di retori, filosofi e poeti.
Palazzo Venezia
L’edificio fu iniziato come propria residenza nel 1445 da Pietro Barbo, allora cardinale della vicina basilica di San Marco; dopo la sua elezione a papa (col nome di Paolo II), venne ampliato con la costruzione di un giardino porticato (il Viridarium, futuro palazzetto Venezia). Di proprietà pontificia fino al 1564, divenne poi residenza degli ambasciato della Repubblica di Venezia (da cui il nome), cui seguirono gli ambasciatori di Francia (1797) e d’Austria (1814). L’Italia rivendicò il palazzo nel 1916 e lo destinò dopo un lungo restauro, a museo e sede di istituzioni culturali. Nel 1929 fino al 1943, la piazza fu ribattezzata “Foro Italia” da Mussolini che la scelse come sede del capo del governo.
Per quanto trasformato nel tempo, la piazza rappresenta la prima affermazione a Roma del modello rinascimentale toscano di Leon Battista Alberti per le prospettive ordinate e geometriche. Al cardinale Lorenzo Cybo si devono l’appartamento che da lui prende il nome e le sale Regia (inaugurata nel 1504) e del Mappamondo, con resti di affreschi attribuiti ad Andrea Mantegna. Oltre all’omonimo museo, il palazzo accoglie la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Roma e la Biblioteca dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte.
Vittoriano
Il monumento a Vittorio Emanuele II detto anche il Vittoriano e Altare della Patria, per la sua mastodontica mole marmorea ha attirato giudizi spesso ironici come quello che ha portato i romani a definirlo “macchina da scrivere”. Concepito nel 1878 alla morte del sovrano artefice dell’Unità d’Italia, il Vittoriano fu realizzato a partire dal 1885 da Giuseppe Sacconi che si rifece all’architettura dei grandi santuari ellenisti, ideando un altissimo colonnato digradante verso la piazza in terrazze collegate da scale. Alla morte di Sacconi, nel 1905, la direzione dei lavori passò a Gaetano Koch, Pio Piacentini e Manfredo Manfredi e il monumento potè essere completato in tempo per le celebrazioni del cinquantesimo dell’Unità d’Italia nel 1911. Le parti decorative furono tuttavia compiute solo nel 1927, con l’aggiunta delle quadrighe in bronzo sui propilei, mentre l’Altare della Patria venne rimodellato e inaugurato ufficialmente nel 1925, dopo la tumulazione del Milite Ignoto (1921), con questo dilatando la valenza simbolica del monumento. Ad accrescerne la funzionalità, turistica e civile, ha provveduto nel 2000 la riaperture alle visite che ha restituito alla città anche lo splendido panorama godibile dalla terrazza, cui si sale con ascensori in vetro e acciaio che partono dallo stretto passaggio tra il retro del monumento e il fianco della chiesa di Santa Maria in Aracoeli, superando un dislivello di 40 metri.
Palazzo Bonaparte
È così chiamato dai suoi più importanti proprietari. I Bonaparte appunto, nella persona di Letizia, la madre di Napoleone e dei suoi eredi, i principi Canio e Musignano, che lo ebbero dal 1818 al 1905. ma i primi proprietari furono Giuseppe e Benedetto d’Aste che lo fecero costruire tra il 1657 e il 1677 da Giovanni Antonio De Rossi, occupando l’isolato dell’attuale vicolo Doria, piazza Venezia e via del Corso.
Palazzo delle Assicurazioni Generali di Venezia
Questo edificio fu costruito sull’area precedentemente occupata, in parte dai Palazzi Nipoti e Torlonia, demoliti nell’ambito delle ristrutturazione della piazza prospiciente il monumento a Vittorio Emanuele II. La costruzione iniziata nel 1906, su progetto di Arturo Pazza, fu condotta a termine nel 1911 da Alberto Manassei e Guido Brilli. È una sorta di pendant di palazzo Venezia, del quale ripete le fondamentali caratteristiche con la torre angolare. Caratteristica la lunga teoria di bifore romaiche alle arcate del pianterreno con finestrelle sovrastanti e il fregio marcapiano dipinto a chiaroscuro. Il leone di San Marco che appare sulla facciata risale al cinquecento e proviene da un bastione delle mura di Padova.